Le relazioni pericolose tra la Spagna e i golpisti venezuelani

Il leader dell’estrema destra venezuelana Leopoldo Lopez era da qualche tempo agli arresti domiciliari (!) dopo una condanna a quasi 14 anni per associazione a delinquere, incendio, danni alla proprietà pubblica e istigazione alla violenza di piazza nel 2014, nei giorni scorsi era stato prelevato da alcuni militari insubordinati al governo legittimo di Caracas comparendo poi al fianco del leader golpista John Guaidò per proclamare quella che i quotidiani italiani hanno definito “insurrezione” contro Maduro, in realtà risoltasi dopo tre ore con l’arresto di una trentina di militari ribelli, la fuga in Colombia di altrettanti soldati insubordinati e la fuga dei due personaggi in ambasciate straniere. 

Leopoldo Lopez si è rifugiato, guarda un po’, nella sede diplomatica spagnola a Madrid insieme alla sua famiglia, dopo essere passato per qualche ora in quella del Cile. 

Le autorità spagnole – i socialisti in attesa di riformare un governo dopo il voto del 28 aprile – hanno affermato nei giorni scorsi che “non sostengono alcun golpe militare in Venezuela” ma al tempo stesso ritengono illegittimo il presidente Maduro. 

In una conferenza stampa la ministra e portavoce del governo spagnolo Isabel Celaá ha affermato che Madrid considera Guaidò la persona “legittima per portare avanti la trasformazione democratica del Venezuela”, e che per questo può contare sul sostegno di Madrid. Celaa ha anche detto che il suo governo considera una buona idea sostenere John Guaidò come presidente legittimo del Venezuelana contro Nicolàs Maduro, anche se non “sostiene l’opzione di un golpe militare”.

Madrid ha invece fatto sapere ieri che Lopez non ha fatto richiesta di asilo politico e che per ora la sede diplomatica di Caracas si limita a proteggerne l’incolumità. 

Però il legame tra Lopez e l’estrema destra venezuelana e la Spagna non è casuale o improvviso. Nel 2015 il governo di Rajoy (PP) ha già concesso l’asilo politico e la cittadinanza ai genitori di Leopoldo Lopez, e poi nel 2016 alla sorella e al cognato. Nel 2017 l’ex presidente del governo spagnolo, il socialista José Luis Rodriguez Zapatero, guidò una pressante campagna per la scarcerazione di Lopez che ottenne per il leader dell’estrema destra venezuelana gli arresti domiciliari. Intanto il padre di Leopoldo Lopez è stato candidato dal Partito Popolare alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. 

Ma non basta. Nei mesi scorsi il governo spagnolo ha concesso l’asilo politico ad un altro leader dell’opposizione golpista venezuelana, Antonio Ledezma, arrestato e condannato in patria nel 2015 per associazione a delinquere e cospirazione. Anche in quel caso, la “tremenda dittatura” venezuelana concesse al capo della destra gli arresti domiciliari. Dopo tre anni però l’ex sindaco di Caracas Ledezma è fuggito in Colombia – paese il cui governo rappresenta da sempre una punta di lancia nella destabilizzazione e nel sostegno ai piani golpisti dell’oligarchia del Venezuela – e da lì si trasferì a Madrid, dove è stato accolto a braccia aperte. 

Vale anche la pena di ricordare che il governo spagnolo nel 2002 riconobbe immediatamente il colpo di stato che per alcuni giorni estromise dal potere il presidente Hugo Chavez – rapito dai golpisti e poi liberato da alcuni reparti dell’esercito grazie ad una straordinaria mobilitazione popolare – per concedere il potere al leader della confindustria venezuelana Pedro Carmona. Tra i paesi che riconobbero Carmona spiccava, insieme agli Stati Uniti, a Israele e alla Gran Bretagna, proprio la Spagna di Josè Maria Aznar. 
I cambi di maggioranza a Madrid tra popolari e socialisti non sembrano intaccare – toni e sfumature a parte – la tradizionale ingerenza da parte dei governi spagnoli negli affari interni del Venezuela.

Fonte : Investig’Action