Corea democratica, Paese sovrano che resiste
- 06 Set 2017
Quest’estate, la crisi diplomatica tra Stati Uniti e Corea democratica è riemersa. Le dichiarazioni del presidente Donald Trump, che minacciava d’innescare una guerra “con fiamme e furia come il mondo non ha mai visto”, hanno dato il tono. Lungi dal decifrare le questioni chiave, il discorso politico e mediatico occidentale non prevede la riunificazione della Corea o l’opzione diplomatica come soluzione. L’indomito appetito dell’affarismo giustificherebbe una nuova guerra? Nel suo libro “Come si può essere coreani (del nord)? “Robert Charvin, specialista di diritto internazionale, fa luce sul fondo di questa pericolosa crisi politica ereditata dalla guerra fredda.
Alex Anfruns: Quali sono i punti della crisi scoppiata tra la Corea democratica e Trump?
Robert Charvin: La crisi attuale è solo una continuazione della tensione che non cessa da decenni (tranne brevi periodi in cui Seoul e Stati Uniti accettarono di avviare un dialogo). Può essere risolta soltanto mediante negoziati, affinché si concluda il trattato di pace che sopprima lo stato di belligeranza che permane dal 1953. Questo trattato deve garantire le normali relazioni diplomatiche e commerciali, consentendo un progressivo ravvicinamento tra Nord e Sud della Penisola, per la successiva riunificazione, risolvendo numerosi problemi socioeconomici.
Per molti Pyongyang è un “regime dittatoriale” che minaccerebbe la pace nel mondo. Conosci bene la Corea democratica, cosa ne pensi?
La Corea del Nord, Repubblica popolare democratica di Corea (RPDC), Stato membro delle Nazioni Unite, non è una potenza “provocatrice”: non ha basi militari e armi nucleari ai confini statunitensi dalla fine della seconda guerra mondiale. L’impero degli Stati Uniti esercita egemonia su gran parte del mondo, non la Corea popolare. La teoria del Juche, l’ideologia di Pyongyang, non s’impone ai popoli come il modello di vita americano!
Se si ha paura delle Forze Armate della RPDC, perché, come ho già proposto, non sostengono un accordo regionale per la denuclearizzazione che ovviamente includa gli Stati Uniti? Quanto ai campioni dei diritti umani, civili e politici, ovviamente occidentali, perché non lo propongono quale unico mezzo per promuovere i diritti del popolo coreano, nel Nord come nel Sud?
La visione di Pyongyang è sistematicamente respinta nei dibattiti… Perché tale consenso?
La Corea democratica fa scuola da decenni. Purtroppo, né i media né i partiti politici occidentali la trattano come tale. È ammesso dire qualcosa su questo Paese, “incarnazione del male” diretto da “fanatici fanatici” e per giunta “ancora” comunista, anche se è un socialismo tinto di confucianesimo. Le ragioni di tale consenso, che alla fine hanno assorbito varie forze progressiste che avevano paura d’indebolirsi di più andando “troppo” contro l’attuale (elettoralismo e cretinismo parlamentare d’obbligo!) non sono un mistero.
La Corea è lontana da Stati Uniti ed Europa: è difficile distinguere la verità da ciò che è politicamente utile a certi interessi. Il cittadino medio è facilmente convinto da argomenti semplici, coltivati da pseudo-intellettuali e da una stampa ripetitiva che trascura le spiegazioni storiche, sociologiche ed economiche, per non parlare della geopolitica ignorata, dimenticata anche da una “sinistra” ai limiti dell’asineria. Da tempo, però, il mondo capitalista legittima la propria egemonia con difficoltà di cui è spesso all’origine, ma do cui soffrono i popoli che ha dichiarato “nemici”: si tratta di convincere “che altrove è peggio”, e quindi sia necessario accettare i “buoni signori” che regnano a Parigi, Bruxelles o Washington.
Ovviamente non si tratta delle dittature protette perché redditizie agli affari, come i sauditi o gli Stati africani controllati, le cui elezioni sono delle mascherate e la repressione delle opposizioni è la regola. Deve essere “rosso” o simile, dal Cile di Salvador Allende a Kim Jong Un, via Castro, Chavez o Maduro…
Queste sono “eccellenti” smentite a ciò che in occidente si denuncia come regno dell’illusione del denaro e della concorrenza, sempre distorta. Stati Uniti e loro alleati locali uccisero Lumumba, Allende e molti altri e rovesciarono molte potenze fragili perché fu difficile costruire il socialismo in totale rottura con il mondo dominante. Ma la Corea popolare rimane scandalosa e provocatrice!
Cosa spiega la tenacia del sistema politico al potere a Pyongyang?
Il popolo coreano ha la “pelle dura”: quasi mezzo secolo di colonialismo giapponese, feroce! Una guerra devastante con gli statunitensi nel 1950-1953: non un solo edificio in piedi nella capitale, Pyongyang, nel 1953! Quasi 70 anni di embargo unilaterale, e quindi illegale, creano l’”effetto città assediata”, cinicamente definita paranoia!
Per non parlare dei drammi causati, come i costi alimentari con la scomparsa dell’alleato sovietico, degli Stati dell’Europa dell’Est e l’evoluzione della Cina che assicura a Pyongyang solo il “servizio minimo”, Seoul è economicamente più “redditizia”. Nonostante tutto e pagando, la Repubblica popolare di Corea è rimasta sovrana, contando solo sulle proprie capacità, creando l’attuale spirito di resistenza, mescolando ideologicamente marxismo e confucianesimo, che i giornalisti della grande stampa occidentale ignorano completamente.
In breve, un modello che non va seguito secondo gli occidentali che vivono solo saccheggiando il pianeta. Ci vorrebbero 5 pianeti perché gli abitanti della terra vivano come negli Stati Uniti. La Corea democratica è uno spazio che non deve contagiare; occupa una posizione strategica ai confini di Russia, Cina e Giappone. Va “colmato” al massimo e se possibile, un giorno, farlo scomparire con la forza militare nordamericana (di stanza in Corea del Sud, Guam, ecc.)
Nel frattempo, la Corea democratica è un pretesto per mantenere la presenza militare nordamericana a migliaia di chilometri, ma vicino ai confini della Russia (alleato di Pyongyang) e della Cina, le cui “ambizioni sono minacciose”, secondo gli economisti occidentali! Il peggio è il cinismo degli “osservatori”: il tutto avviene da decenni per soffocare la Corea democratica, che viene rimproverata per voler respirare! Tuttavia, le autorità di Pyongyang hanno solo una scelta: resistere o capitolare e adattarsi a Seoul, direttamente soggetta ai dollari e soldati yankee.
Eppure Pyongyang sembra essere isolata sulla scena politica mondiale. Come lo spiega?
Un dramma politico: l’internazionalismo è morto. Non c’è alcun ostacolo all’anticomunismo che insulta la Corea democratica. Dopo aver perso la maggior parte delle battaglie ideologiche, alcuni partiti comunisti hanno lasciato il campo della solidarietà internazionale: è troppo costoso essere coi coreani, il socialismo nordcoreano è troppo “diverso”; il monolitismo ideologico è l’opposto del “dirittumanitarismo” ancora di moda.
L’idea di un “modello” unico di socialismo è stata abbandonata, ma l’occidentalismo e l’etnocentrismo permeano i comunisti occidentali. In definitiva, i pochi gollisti sopravvissuti in Francia capiscono meglio la volontà coreana di possedere un deterrente nucleare che i circoli “progressisti” che rifiutano qualsiasi approccio geopolitico e non sono sensibili alla questione dell’indipendenza nazionale!
Ovviamente il socialismo capace di resistere alla globalizzazione neoliberale e agli interessi speculativi e al saccheggio delle grandi imprese può basarsi solo sulla Nazione, sulle particolarità storiche e sull’eredità: sono i sincretismi che fanno la Storia.
Il socialismo francese, belga, statunitense o italiano non possono essere “standard”: solo il mercato, cioè un mondo incentrato sul “business” e il capitale, standardizza a scapito dei valori popolari. La Corea è coreana: poiché Pyongyang è soprattutto sovrana, senza compromessi, anche riguardo la Cina, il grande vicino molto diverso, la Corea democratica, Stato membro delle Nazioni Unite, in via di sviluppo nonostante tutto, esiste ancora.
Avete un messaggio di speranza sul risultato di questo conflitto, strettamente legato alla nostra storia recente?
È possibile che un giorno, a causa della follia imperiale di un Trump, delle manovre di Wall Street, di questo o di quel potere, ogni popolo, ovviamente nel Sud, ma anche in Europa, può contare su se stesso perché non esiste la filantropia internazionale, e alleanze e cooperazione possono essere solo complementari.
Questo è il messaggio della RPDC: è rispettabile dati i tempi tristi. D’altra parte, violenze e minacce dei “Grandi” meritano disprezzo. Non c’è scusa per coloro che, oltre confine, credono che tutto gli sia permesso.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
Investig’Action